Le fonti storiche

I primi documenti, del 1248, parlano di una chiesetta sorta lontano dal centro abitato tra vigne e campi, su terreni i cui benefici erano di proprietà dei canonici di S. Martino. Isolata e in alcuni periodi semiabbandonata, divenne perfino rifugio di ladri. Sistemata più volte nel corso dei secoli, rimase a margine delle attività religiose del paese. Vi veniva celebrata una messa il giorno di S. Faustino, il 15 febbraio, ed era utilizzata durante le Rogazioni (processioni che si svolgevano alla prima luce del giorno nei mesi estivi, lungo i campi lavorati, per chiedere la protezione dei raccolti). Iniziò ad assumere un ruolo sempre più importante alla fine dell’ottocento, per l’aumento della popolazione dovuto al vicino insediamento industriale della filatura Crespi. Negli ultimi decenni fu trasformata in vicinia.

La costruzione

Nel 1965, con l’arrivo di don Giuseppe Adobati, la chiesa subì una radicale trasformazione su progetto dell’architetto Vito Sonzogni. Dell’antica chiesa campestre rimane solo una parte della facciata: l’ingresso e due colonnette che sostengono un semplice pronao, le quattro colonne del portico e un frammento della parete ad est. È nuovo l’ampliamento verso la collina.

L'interno

La struttura moderna si presenta come un unico grande ambiente; tre gradini immettono nel presbiterio.

Delle antiche decorazioni, che dovevano essere povere perché non vengono mai menzionate nelle relazioni delle varie visite pastorali succedutesi nei secoli, non è giunto a noi nulla. Tutti gli arredi sono semplici e moderni.

I Santi Faustino e Giovita

Erano due fratelli bresciani che, durante le persecuzioni, si prodigarono per sostenere nella fede i cristiani. Catturati e torturati, furono infine decapitati nel 122 per ordine dell’imperatore Adriano. Sono patroni della città di Brescia.

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